Giovedì, 14 Aprile 2011 18:12

Sgombero al campo di Giugliano. Una sconfitta per tutti

Scritto da  Gerardo

Da Domenico Pizzuti, ricevuamo il notiziario n. 5 di Romnews, Napoli, dove si dà conto dello sgombero del campo rom di Giugliano, facendo una serie di interessanti considerazioni.





LO SGOMBERO DEI CAMPI ROM DI GIUGLIANO: UNA SCONFITTA PER TUTTI
di Domenico Pizzuti


Lo sgombero senza reali opposizioni – tranne le proteste di P. Zanotelli e delle associazioni - delle famiglie rom abitanti da oltre un lustro i campi della zona ASI di Giugliano e che sono rimaste senza un tetto è un episodio triste e riteniamo una sconfitta di civiltà. Non solo occorre continuare ad impegnarsi per trovare soluzioni abitative per le famiglie che si sono disperse nel territorio circostante, non ritenendo che le ruspe in azione significhino chiusura della questione che coinvolge non solo un territorio da bonificare da sversamenti tossici ed illegali, insediamenti industriali da sviluppare, ma “Dio lo voglia” esseri umani da proteggere e riconoscere nei loro diritti, con generazioni nate e scolarizzate nel giuglianese. Si tratta di cogliere che cosa è realmente in questione in questa vicenda, anche sul piano dei valori o delle priorità, se non si vuol perdere pezzi di umanità nel rumore e fumo delle ruspe in azione e nell’indifferenza circostante di chi non vede e non vuol vedere al sicuro sotto il proprio tetto.

In primo luogo, l’allontanamento dei rom non è una drammatica necessità nel senso greco del termine (ananké), anche se su di loro pesa una stigma che ha portato all’olocausto nei campi nazisti di sterminio e a tuttora diffuse discriminazione specie in paese dell’Est. In riferimento alla diaspora universale ed alle ondate migratorie non solo dall’Est europeo ed ai compiti dello stato contemporaneo, Zigmunt Bauman ha osservato che i rom sono percepiti come perpetui stranieri, e quindi colpevoli fino a prova contraria e quindi nel nostro caso anche del degrado dell’area giuglianese. Secondo il Nostro, tratto distintivo dello stato contemporaneo <<è rendere servizio alla libertà di tutti. Ha di fronte una sfida senza precedenti: elevare il principio della coesistenza democratica dal livello dello stato-nazione a quello dell’umanità planetaria>> (Corriere della sera, 20 ottobre 2010, p. 19). Questa sfida interroga anche le istituzioni, amministrazioni e società locali in Campania. Anche se non va di moda, è bene richiamare il “quadro europeo per le strategie nazionali di integrazione” delle popolazioni rom che la Commissione europea ha lanciato in data 5 aprile e che passa per competenza agli Stati membri dell’Unione europea. Il quadro europeo si propone di garantire che tutti i bambini rom completino almeno la scuola primaria, ridurre il divario occupazionale tra i rom ed altri cittadini, ridurre la mortalità infantile, eliminare le disparità di accesso all’alloggio e ai servizi pubblici. Tutto questo, si direbbe, in punto di diritto e non solo di umanità e della comune umanità.

In secondo luogo, da ripetute vicende che abbiano vissuto in questi anni, sembra che la cultura amministrativa e politica non sia adeguatamente attrezzata per affrontare problemi legati alla prima e seconda accoglienza di immigranti, rom e senza casa anche per mancanza di precedenti acquisiti secondo il linguaggio giuridico anglosassone, cioè di modelli ed esperienze riuscite. Anche senza ricorrere a disinteresse, indifferenza, ostilità paventata delle popolazioni locali, che non onora la nostra vantata civiltà e solidarietà cristiana si far per dire! Ci siamo spesso interrogati se le amministrazioni comunali specie delle grandi città abbiano reale conoscenza di strutture abbandonate da riutilizzare per varie emergenze, o se non sia questione di volontà politica. D’altra parte, consta che la tendopoli per i migranti tunisini a S. Maria Capua Vetere sia stata allestita in meno di quindici dì.

Alla luce delle priorità esplicite nella vicenda (fabbriche produttive o abitazioni per umani sulla terra che è di Dio?), da parte di istituzioni, associazioni e rappresentanti delle popolazioni rom del territorio occorre riprendere gli incontri – come richiesto dal Comitato campano con i rom ed altre associazioni – per individuare sistemazioni abitative per le famiglie sgomberate. Al di là dell’operato delle istituzioni più o meno condivisibile (Prefettura di Napoli, Comune di Giugliano, ecc. ), e di alcune associazioni, secondo le nostre conoscenze, occorre riconoscere che sia dalle componenti del terzo settore sia dalle comunità cristiane del territorio non è venuta alcuna azione di supporto ed accoglienza anche temporanea di famiglie rom.
Un ultima questione mi interroga, anche se il provvedimento giudiziale di sgombero è stato più volte rimandato in attesa di soluzioni per la sistemazione delle famiglie rom, l’ osservanza della legalità è veramente sostanziale per il riconoscimento dei diritti sociali di tutti i gruppi interessati, o meramente procedurale per l’attuazione di provvedimenti?


Napoli, 13 aprile 2011

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